In terapia intensiva, nell’attuale pratica clinica, le catecolamine rappresentano la chance terapeutica di prima linea per il trattamento dell’ipotensione durante lo shock settico. Nonostante la riconosciuta efficacia come vasopressore, il rapporto rischio/beneficio di noradrenalina, soprattutto a dosaggi medio-alti (superiore ai 15 μg/min – microgrammi al minuto) viene sbilanciato verso gli effetti collaterali tra cui sofferenza respiratoria, stress metabolico ossidativo e, in particolare, tossicità cardiaca e renale. Per tali motivi, molti clinici sostengono sia importante procedere da un punto di vista terapeutico alla “deaminizzazione” del paziente, ovvero diminuire la dose di noradrenalina somministrata. Un esempio di “deaminizzazione” può essere rappresentato dalla somministrazione concomitante di noradrenalina con un altro vasopressore. Tale approccio terapeutico ha come razionale quello di sfruttare due meccanismi d’azione per raggiungere in modo più veloce e significativo un aumento e stabilizzazione della Pressione Minima Arteriosa (MAP) e allo stesso tempo di diminuire la dose di noradrenalina somministrata.
L’insorgenza di aritmie cardiache è un rischio frequente in ambito perioperatorio sia nella chirurgia cardiotoracica che nella chirurgia generale; in particolare la FA è la complicanza più frequente in corso di bypass aortocoronarico (CABG) e nel periodo immediatamente successivo a procedure di resezione polmonare. La FA è associata ad un incremento del rischio di mortalità di 2 volte per le donne e di 1,5 volte per gli uomini rispetto alla popolazione generale.
La gestione di artmie sopraventricolari può assumere carattere di emergenza anche nei pazienti non chirurgici con comorbidità cardiache o ad esempio nei pazienti settici.
Nelle situazioni acute secondo le linee guida ESC European Society of Cardiology 2016, si raccomanda l’impiego di formulazioni endovena di beta bloccanti o di calcio antagonisti, eventualmente in associazione a digossina se la monoterapia non risponde a sufficienza o amiodarone endovena.
Landiobloc è un nuovo ß–bloccante selettivo e tra questi ultimi, presenta le caratteristiche farmacologiche e farmacocinetiche che lo rendono il più adatto per l’impiego in situazioni acute quando sia desiderata una veloce azione di contrasto alla tachicardia e al contempo una altrettanto veloce possibilità di sospendere tale azione, soprattutto in pazienti con insufficienza cardiaca e ipotensione.